Photo by @andreamarcovaldi
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Dopo un breve corridoio con gradini giungo nella Tomba dei Leopardi nella necropoli di Tarquinia (473 a.C.). È qui che si svolge uno dei simposi più belli della storia, raffigurato con la grazia artistica degli Etruschi e l’abbondanza esagerata dei loro costumi, che lasciano pensare all’infinita quantità di cibi e vini consumati da sposi adagiati su triclini. I dettagli reali presi a prestito dalla vita quotidiana di una delle civiltà più evolute dell’antichità, fanno balzare agli occhi lo splendore della festa e la parità che vi era tra uomini e donne e vede la maestria dei servitori, uno di questi pronto a mescolare il vino portato in anfora con degli addolcenti.
Particolarmente pregiati erano i vini di Gravisca, l’antico porto di Tarquinia, non lontano da qui Marco Muscari Tomajoli produce oggi i suoi nettari, sui terreni di famiglia che papà Sergio, dopo una brillante carriera da ammiraglio, aveva impiantato a vite grazie ai consigli dell’enologo Gabriele Gadenz.
E in questa tomba stupefacente mi godo il suo Vermentino Nethun, da clone còrso, prodotto in un numero esiguo di bottiglie provenienti da impianti accarezzati di continuo da venti marini, allevati su suoli argilloso-calcarei in regime biologico. Un bianco perfetto per mille accostamenti in tavola.