Mentre scrivo immagino il sole che sta tramontando ed ancora illumina le bellissime vigne di casa Les Crêtes. La Valle d’Aosta è stata reputata per troppo tempo e a torto luogo di produzione di vini minori, mentre oggi i campioni che nascono in zone difficili di montagna attraggono tantissimo gli appassionati del buon bere. Il titolare della cantina, Costantino Charrère, un uomo atletico, dal sorriso coinvolgente, è figlio di questa terra situata nel cuore delle Alpi e gravita nel vino da sempre, come racconta abbiano fatto prima di lui i suoi avi sin dal Settecento. Costantino è per buona sorte anche un grande comunicatore e da lui non si ha che imparare sul Petit Rouge, Fumin, Prëmetta, Cornalin, Mayolet, Vien de Nus e Prié Blanc, tutti vitigni del territorio che si nutrono di sole su terrazzamenti ventilati che si estendono lungo la valle centrale e salgono a ridosso della montagna; ma è con l’internazionale Chardonnay che a mio parere riesce meglio a definire la sua classe.
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Ne è esempio lampante, un bianco importante che ho assaggiato al ristorante Il Bacaro di Roma insieme all’esperta sommelier Veronica Laurenza, e ci ha stupito per grazia e capacità di impersonare il carattere del vino valdostano.