Brunello di Montalcino Officium 2017 POGGIO SCUDIERI

Photo by @andreamarcovaldi

Brunello di Montalcino è un progetto dell’avvenire. Ho assaggiato per la prima volta questo Brunello di Montalcino ed ho pensato all’evoluzione della cultura del vino. Quando a metà anni Novanta ho cominciato a studiarlo, credevo mi occorressero più nozioni possibili, in un mondo di allora dalla comunicazione lenta. Poi nel tempo ho compreso che per capire la sua cultura e vocazione mediterranea, dovevo ampliare il concetto di vino. Il vino per me non era più solo riflesso produttivo dell’uomo, ma il complesso di mille fattori, di pratica, di storie di vita, di terroir, di valori, di esperienze lucidamente condivise e convissute.

La sedimentazione di questa quotidiana esperienza mi ha e ci ha portato ad amare i blend, i campioni mastodontici da barrique, poi quelli con la carezza del legno, l’autoctono e oggi il vino attento all’ambiente. È l’esperienza dell’antecedente che ha condotto a ciò e nel mondo del Brunello di Montalcino l’antefatto è sempre stato notevolissimo. I produttori hanno riflettuto, sono tornati criticamente sui propri passi, hanno continuato a seminare idee, esigendo tempo, tanto tempo. Comprendendo il passato si è arrivati al Brunello del presente e con la stessa lenta pratica si arriverà a quello dell’avvenire. Con vini come quello di Poggio Scudieri, buonissimi anche in annate complicate.

Degustazione Brunello di Montalcino Officium 2017 Poggio Scudieri

Già granato tenue, ha il bouquet dei Brunello più raffinati: ciliegia rossa e bianca, legno di sandalo, karkadè, mix di tabacco-cuoio, cera d’api, foglie secche, pot-pourri floreale, cenere. Più gustoso ed equilibrato di molti suoi colleghi 2017, è subito sapido, poi sferra acidità integrata, gran tannino, e chiudendo il cerchio saporita scia sapida e finale lungo e spirituale.

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