Photo by @andreamarcovaldi
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FILOSOFIA PRODUTTIVA:
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DENOMINAZIONE:
FORMATO BOTTIGLIA (L):
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UVE:
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Anni fa, in una serata di degustazione alla cieca, mi soffermai molto su un vino. Da principio avevo gustato la qualità della sua armonia d’insieme, ed era stato già entusiasmante quando dietro quel colore rubino, splendido, non concentrato, eloquente, s’innalzavano in uno sciabordio educato la massa di profumi, elegante, indivisa, graziosa e cangiante, come la luce incandescente di una candela che si assottiglia lenta nel suo mostrarsi. Ci chiedemmo tutti di cosa potesse trattarsi, e senza poter distinguere la provenienza, né dare un nome al vitigno, affascinati dal calice decidemmo di collocarlo tra i Pinot Noir assaggiati. Certo fu che quel vino ci aprì l’anima, più largamente di quanto potessimo aspettarci, come fa il profumo di rose con i nostri sensi in questo bel mese di maggio appena cominciato.
Forse perché nessuno aveva mai dimostrato prima di allora l’unicità di quella varietà, rimanemmo confusi ma gioiosi: quel nettare ci aveva portato a fantasticare, a disegnare davanti ai nostri occhi i viaggi fatti in lungo e in largo per il vino, risvegliando sensazioni straordinarie.
Così, non appena fu resa nota l’etichetta, ricevemmo una grande lezione di assaggio: nella Masseria Pezza d’Arena di Beppe di Maria, in quel di Carovigno, nella bellissima Puglia salentina, il Maestro Riccardo Cotarella aveva lavorato con grazia l’uva semi estinta Ottavianello, costruendo fondamenta durevoli in un mare di onde.